venerdì 22 aprile 2016

Una donna sola di Franca Rame | Teatro Kopó

Sarà in scena al Teatro Kopó fino a domenica 24 aprile lo spettacolo "Una donna sola", tratto da "Tutto casa letto e chiesa" di Franca Rame. Prodotto dallo stesso teatro vede impegnate le due sorelle Epifani: Francesca, in qualità di interprete e Simona alla regia. 

Una firma tutta femminile per questo omaggio all'attrice scomparsa nel 2013, che mette al centro la figura femminile di una casalinga, schiava, imprigionata tra le mura domestiche e privata della propria libertà. L'uomo le dà tutto quello che desidera, tranne il piacere di vivere. Serva infelice dell'uomo che la tiene incatenata, lava, stira, si prende cura del cognato "toccaccione" e del figlio più piccolo che dorme sempre e russa come un vecchio. Unico spasmo vitale il rumore degli intrattenitori domestici: TV e Radio, uniche compagnie di una donna sola che annega nell'assordante rumore della vita domestica. La sera, poi,  timbra il suo cartellino coniugale concedendosi al marito senza il minimo trasporto. Nella sua quotidianità fatta di condomini spioni, molestatori telefonici, cognati depravati, creditori a caccia di soldi e quell'unico uomo che le fece assaporare per una volta il vero gusto dell'amore - e che ora si rivela un "porco" come tutti gli uomini - la donna si muove quasi complice del proprio destino. Stringe amicizia con la nuova inquilina del palazzo di fronte e con lei può finalmente aprirsi al contatto umano, ad una comunicazione esterna, ad una possibilità di vita. Un piccolo buco nelle pareti domestiche che diventa pian piano sempre più grande, fino a diventare un'autostrada verso la ritrovata libertà. 

La giovane regista Simona Epifani firma una regia brillante, molto viva e movimentata - un po' un segno distintivo delle tre regie che ha finora firmato - contraddistinta da ritmi frenetici, scanditi da un tempo-ritmo martellante, un freccia rossa scenico alla cui guida Francesca Epifani si diverte a spingere al punto massimo senza lasciar trasparire fatica, senza dar l'impressione di correre il rischio di deragliare. Un lavoro che spinge l'acceleratore verso la leggerezza, non disdegnando l'amaro che è comunque presente nel testo della Rame. Nascosto, come solo chi prova vero dolore sa fare, dietro un sorriso che è una maschera. Un sorriso che però dimentica di far sorridere gli occhi, che invece possono raccontare una storia diversa da quella raccontata da voce e labbra. Le gag e un habitat scenico volutamente fumettistico, colorato, evidenziano la volontà di affrontare il testo con spensieratezza, senza appesantire, posando la storia con garbo tra le mani dello spettatore, più aperto a ricevere se solleticato dalla risata. Questo forse spoglia leggermente - ma non completamente - lo spettacolo dello spessore drammatico che potrebbe avere, facendone emergere i lati più buffi e comici, che costituiscono i due lati della medaglia del teatro di Franca Rame: un lieve amaro soffiato dolcemente attraverso una comicità tagliente.


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